Recensione Nel campo degli zingari
Chi è Ottavia Niccoli?
Ottavia Niccoli ha insegnato Storia moderna presso l’Università di Bologna e l’Università di Trento. I suoi studi si sono incentrati sulla storia sociale, culturale e religiosa della prima età moderna, con particolare riferimento all’uso delle immagini come fonti storiche.
Tra le sue più recenti pubblicazioni: Vedere con gli occhi del cuore. Alle origini del potere delle immagini, Laterza 2011; Una rete di amicizie. Carteggi dalla koinonia di Ernesto Buonaiuti (1915-1927), Viella 2015; La vita religiosa nell’Italia moderna. Secoli XV-XVIII, Carocci 20173.
Qual è la trama del libro Nel campo degli zingari?
Don Tomasso viene incaricato dal nipote di occuparsi del piccolo feudo di Cerreto sull’Appennino bolognese. Ma già lungo il viaggio si imbatte in un uomo assassinato con un colpo di archibugio. Se a ciò si aggiungono la presenza di un gruppo di zingari accampati ai margini della tenuta, oscuri traffici di contrabbando e un altro omicidio, ecco che la vacanza del sacerdote si trasforma in una brutta faccenda da sbrogliare, per ristabilire la giustizia in paese e in famiglia.
Di cosa parla il libro Nel campo degli zingari?
Ottavia Niccoli è una docente universitaria a Bologna e Trento. Si è distinta come autrice di saggi sul Rinascimento, la Riforma, e ha approfondito la storia della società, della cultura e della vita religiosa. L’anno scorso ha creato una serie di gialli storici con il personaggio del prete investigatore Don Tomasso.
Il protagonista, il prete-investigatore Don Tomasso, è chiamato dal nipote, il conte Ercole, per interessarsi al feudo di Cerreto, conteso da molti. Il feudo si trova sull’Appennino bolognese, ma il viaggio di Don Tomasso si rivela più pericoloso del previsto.
Il romanzo storico è ricco di personaggi ben tratteggiati dall’autrice. Gian Andrea, un ragazzo salvato dalla strada e fedele compagno del prete, Sabatina che gestisce un ospizio che si prende cura di malati e ospita pellegrini di passaggio, e il conte Ercole che cerca di amministrare il piccolo feudo, diventato teatro di inspiegabili delitti.
Attraverso una prosa elegante, l’autrice riesce a sviluppare una trama con un buon intreccio narrativo. La giustizia assume un valore fondamentale, soprattutto per il protagonista, che non è solo un uomo che indossa un abito talare, ma anche un investigatore nell’esercizio delle sue funzioni, che mette al servizio della legge in cui crede con assoluta fermezza la sua capacità investigativa.
Il feudo di Cerreto appare al lettore come un microcosmo di vita pulsante dove non avvengono solo furti di cavalli e delitti, ma ci sono usi e costumi dell’epoca, e non mancano feste della migliore tradizione. Chi ha apprezzato il precedente romanzo non si perderà certamente questa nuova avventura del prete-investigatore. Il personaggio mi ricorda un po’ la figura, seppur caratterialmente diversa, dell’intramontabile Padre Brown, creato da Gilbert Keith Chesterton. Siamo nel 1593, ma i misteri non conoscono il tempo, proprio come le indagini.
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Dario Brunetti
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