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    Recensione L’universo tra le dita

    Storie di scienziati ipovedenti o non vedenti

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    Recensione L'universo tra le dita

    Recensione L’universo tra le dita

    Chi è Michele Mele?

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    Michele Mele
    Michele Mele è nato  a Salerno nel 1991 con un’eredodegenerazione retinico-maculare, l’autore ha conseguito la Laurea Magistrale in Matematica presso l’Università degli Studi di Salerno e il Dottorato di ricerca in Scienze Matematiche e Informatiche presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. La sua tesi di dottorato si è concentrata sull’ottimizzazione dei servizi di accessibilità e assistenza per i passeggeri con bisogni speciali nei grandi aeroporti internazionali.
     
    Attualmente svolge attività di ricerca su problemi di “Ottimizzazione Combinatoria” presso l’Università degli Studi del Sannio a Benevento e coordina il progetto “Accessibilità all’Arte” del Touring Club Italiano di cui è l’ideatore, la prima iniziativa in Italia finalizzata alla creazione di riproduzioni tattili di beni artistici bidimensionali per ipovedenti e non vedenti con metodologie scientifiche.

    Collabora inoltre con numerose testate giornalistiche tra cui la rivista specialistica musicale “Bright Young Folk”, il periodico di attualità britannico “Yorkshire Bylines” e il sito sportivo “Il Calcio a Londra”.

    Qual è la trama del libro L’universo tra le dita?

    Con il dichiarato obbiettivo di contrastare i pregiudizi che ancora circondano i non vedenti e gli ipovedenti, che ne sviliscono il ruolo all’interno della società e che spesso li allontanano in precoce età dalle discipline scientifiche erroneamente considerate a loro inaccessibili, quest’opera raccoglie le storie, le imprese e le scoperte di dieci scienziati ipovedenti o non vedenti.

    Sei notevoli figure del passato, Nicholas Saunderson, Leonhard Euler, John Metcalf, François Huber, Jacob Bolotin ed Abraham Nemeth, vissute tra la fine del XVII secolo ed i primi anni del XXI secolo, e quattro ancora viventi, Lawrence Baggett, Damion Corrigan, Mona Minkara ed Henry Wedler, provano concretamente l’inconsistenza degli stereotipi, dimostrando come virtuosi processi di inclusione favoriscano le possibilità per le persone con bisogni speciali di seguire la strada che il talento suggerisce, al di là di ogni ostacolo materiale o ideologico.

    Di cosa parla il libro L’universo tra le dita?

    Se avessi trovato questo libro in una libreria, attratta dalla copertina, l’avrei sicuramente preso in mano. La copertina raffigura uno sfondo di cielo stellato, con sfere sfolgoranti, figure geometriche e formule matematiche, che trasmette un messaggio positivo: la scienza matematica diventa fruibile, conquistabile e addirittura tenuta sul palmo della mano.

    Questo saggio divulgativo, come descritto dall’autore, è scritto con fluidità e leggerezza, nonostante tratti di complessi dogmi matematici. Non è tuttavia un libro da leggere d’un fiato.

    L’autore narra e studia la vita e gli scritti di dieci famosi uomini, tra cui matematici, chimici, un entomologo e ingegneri, nonché una donna, vissuti dal tardo diciassettesimo secolo ai primi decenni del ventunesimo. L’esperienza diretta dell’autore e una notevole e approfondita ricerca delle fonti, documentate dalla dettagliata bibliografia, supportano ciascuna biografia.

    Ogni biografia è ben contestualizzata, sia geograficamente, con descrizioni che spaziano dalle campagne inglesi alle rive del Baltico, dalle Valli alpine alle immense distese delle praterie americane, sia storicamente, con ampie trattazioni degli eventi accaduti durante la vita di questi scienziati.

    Nel descrivere i paesaggi, si nota una velata malinconia propria di chi ha già vissuto quei luoghi o di chi, avendoli letti, vorrebbe viverli. Nonostante l’autore sia affetto da un grave problema visivo, i paesaggi sono nitidi nella descrizione e ricchi di particolari.

    La storia di trecento anni mette in risalto la profonda conoscenza della materia e il grande amore che l’autore nutre per essa. Si notano affinità che accomunavano questi scienziati, oltre l’amore per la scienza: la passione per la musica, la capacità di suonare il piano, il flauto e il “fiddle”, antenato del violino, e una memoria portentosa.

    Dieci biografie, nove uomini e una sola donna, mettono in luce sensibilità, orgoglio, paure, delusioni, speranze, coraggio e sentimenti a noi vicini che li fanno apparire più umani e fragili. Il talento è certamente un dono che ci viene elargito alla nascita, ma va nutrito e coltivato con dedizione e impegno.

    Il messaggio che emerge da questo saggio è molto chiaro: chi è affetto da qualunque forma di disabilità va supportato, aiutato e incoraggiato.

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    Leggi anche la nostra intervista all’autore

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