Recensione Carte nel buio
Chi è Michele Nigro?
Michele Nigro, nato nel 1971 in provincia di Napoli, vive a Battipaglia (Sa) dal 1978. Si diletta nella scrittura di racconti, poesie, brevi saggi, articoli e recensioni per giornali e riviste. Ha diretto la rivista letteraria “Nugae – scritti autografi” fino al 2009. Ha partecipato in passato a numerosi concorsi letterari ed è presente con suoi scritti in antologie e periodici. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta poetica – che ama definire “raccolta di formazione” – intitolata “Nessuno nasce pulito” (edizioni nugae 2.0).
Ha pubblicato “Esperimenti”, raccolta di racconti; il mini-saggio “La bistecca di Matrix”; nel 2013 la prima edizione del racconto lungo “Call Center”, nel 2018 la seconda edizione “Call Center – reloaded” e la raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi – materiali di risulta”. Nel 2019, per i tipi delle Edizioni Kolibris, viene pubblicata la raccolta di poesie intitolata “Pomeriggi perduti” (collana di poesia italiana contemporanea “Chiara”), che è anche il nome del suo blog.
È del 2020 il volume 2 della raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi”; nel 2021 la terza e ultima silloge dei materiali di risulta, diventati nel frattempo, in linea con il precedente prodotto, “Poesie sospese” (nel 2024 la terza e ultima silloge) distribuite gratuitamente sull’home page del blog “Pomeriggi perduti”. Alcune sue poesie sono state tradotte in portoghese, inglese e spagnolo. Nel 2023 ritorna alla narrativa fantascientifica con il racconto “Anarcometaverso” per l’antologia “Delle eloquenti distopie – vol.2” (Delos Digital). Nel 2024 dà alle stampe la raccolta poetica “Carte nel buio” (ed. nugae 2.0) e il prosimetro “Elegia del confino” (ed. Letterature Indipendenti).
Fonte della biografia e della foto: amazon
Qual è la trama del libro “Carte nel buio” del Poeta Michele Nigro?
“Ma è soprattutto la profondità simbolica che caratterizza l’intera raccolta. Nell’autore poesia è bellezza, è amore, è musica, è silenzio, invocazione laica e sobria pazzia; e mentre si dissolvono nella memoria le note di Brassens, evocatrici di un dolce tempo che non torna, i versi di Carte nel buio ci accompagnano pervasi da una sottile malinconia per tutto ciò che vita dà e non restituisce, se non nel ricordo.” (dalla prefazione di Carla Malerba)
“La poesia di Michele Nigro, caratterizzata da componimenti di discreta ampiezza raccolti in sezioni – quasi una scansione in capitoli – non è una poesia narrativa ma è la poesia di un narratore, e non potrebbe essere altrimenti dal momento che Nigro nella sua produzione è anche narratore in prosa dai temi più diversi…” (dalla postfazione di Emma Pretti)
“Carte nel buio, come un’ingenua speranza poetica che avvolta dalle tenebre dell’epoca procede fiduciosa in direzione di luci lontane: che siano stelle o luci artificiali di città future non è dato saperlo; la speranza, tranne quella cristiana, non si basa su certezze di fede. Perché è solo stando al buio che si può intravedere l’uscita sperata, il varco luminoso sulle seconde vite…” (dalla Premessa dell’Autore)
Di cosa parla il libro “Carte nel buio” dell’autore Michele Nigro?
Michele Nigro con questo bel libro è giunto a mio avviso all’apice della sua evoluzione poetica. Ci vorrà molto lavoro e molto tempo prima di superare il livello di queste poesie. Questa è una raccolta che non è passata inosservata e ha avuto svariati consensi, ma non abbastanza: meritava molta più attenzione da parte degli addetti ai lavori. Molto probabilmente ciò è dovuto quasi esclusivamente al fatto che non è stata pubblicata da un grande editore.
Quindi l’unico motivo per cui non si è ancora dato a Nigro quel che è di Nigro è puramente per un discorso editoriale e di legittimazione culturale. Non credo per altro. Proprio non lo credo. È un lavoro molto pregevole, che vi consiglio vivamente di leggere. Però vi avverto: è una poesia complessa (per chi non è abituato alla buona poesia) che va letta e riletta per apprezzare veramente l’ottima fattura e le verità di questi versi. Se siete avvezzi agli influencer che si improvvisano maldestramente poeti, se cercate cosettine ovvie e strappalacrime, non leggetela: vi avverto subito; perdereste tempo e rimarreste insoddisfatti.
Se siete veramente amanti della poesia e cercate quel che di buono offre oggi la poesia contemporanea italiana, questo è un libro che fa per voi. Il grande punto di forza del poeta è l’aver assimilato tutta la grande poesia degli ultimi secoli e al contempo di saper procedere autonomamente, essendo originale senza ricercare l’originalità e l’effetto della novità a tutti i costi.
L’io è equilibrato, non egoriferito, né troppo residuale; la postura autoriale non risente di minimalismo, né di massimalismo esistenziale. C’è introspezione, ma il poeta è anche un acuto osservatore/registratore degli stimoli esterni, delle voci del mondo. È un’opera della vita e sulla morte, sulla constatazione che la vita è un crudo impasto di vita e morte. Ma l’autore oggettiva Eros e Thanatos, astraendosi per quanto umanamente possibile dalle cosiddette pulsioni di vita e di morte. Non c’è traccia di cupio dissolvi, di nichilismo autodistruttivo, né di titanismo o vitalismo che sfociano nell’irrazionalismo.
Questi bei versi mi hanno accompagnato in questi giorni in cui mio padre stava in ospedale, luogo di morte e di patimento, quest’ultimo inteso leopardianamente, e mi hanno fatto riflettere. Il poeta non a caso ha dedicato questo libro alla madre e l’assenza fisica e la presenza nella memoria dei genitori è struttura portante di questa raccolta. Il poeta inoltre cerca di mettere ordine nel disordine del mondo, ben sapendo che il mondo è diventato irrappresentabile, assurdo e a volte incomprensibile. Ma è un razionalismo consapevole della frenetica e convulsa molteplicità fenomenica e dei limiti empirici e cognitivi di noi tutti esseri umani.
In queste belle poesie si passa dal particolare all’universale: le assenze e le presenze, i lutti, le amarezze, il dolore esistenziale qui descritte magistralmente toccano a tutti, prima o poi, fanno parte della vita di ognuno. Ma questa raccolta, caratterizzata dalla coerenza esterna, polisemica ma non pluristilistica, è anche intrisa di ironia e autoironia. Non c’è traccia di mancanza di consapevolezza, né di epigonismo, di manierismo, seppur l’autore rimanga ancorato saldamente e saggiamente alla tradizione (si veda ad esempio il riecheggiare in sottofondo di Fortini e Brecht, l’influsso debole e forse inconscio di Giudici senza il suo grigiore esistenziale fantozziano, la polimetria sapiente dei versi, l’uso delle allitterazioni, dei simbolismi, delle figure retoriche).
Si nota che questa raccolta è stata pensata e ripensata, che è stata corretta e ricorretta, che ha subito tagli e aggiunte, che è frutto di una cesellatura faticosa e molto paziente, che c’è dietro tanto labor limae. Ma in cosa consiste la grande originalità di quest’opera? Nel raggiungimento di uno sperimentalismo lirico o di un lirismo sperimentale (scegliete voi il termine). Come scrive Nigro: “Perché questo titolo? Non si tratta di una raccolta sul Buio e sulla Luce, sulla lotta tra il Male e il Bene; non è una raccolta manichea. Carte nel buio perché ho tentato, seguendo un certo istinto di sopravvivenza, di portare luce innanzitutto nella mia oscurità che è poi l’oscurità nel mondo (del mondo), in questo nostro vagare che è vita”.
Ecco allora in queste poesie l’apertura del varco di Montale, la radura heideggeriana, che si alternano e si mischiano all’ombra della luce di Battiato: insomma il tentativo di farsi luce e di fare luce tra il caos, tra le tenebre, che talvolta ci sovrastano. Infine non si possono capire bene queste belle poesie senza sapere che per Nigro la poesia è un momento di grande elevazione spirituale, considerando la poesia come preghiera, e allo stesso modo senza sapere che per il poeta bisogna diffidare della faciloneria, della semplificazione, della banalizzazione, dovute alla rimasticatura continua delle cose. Bisogna sempre tener presente che la sua poesia è un corpo a corpo continuo contro la superficialità, il vuoto, la stupidità dei giorni nostri. In questa raccolta e per il momento la battaglia (non la guerra) è vinta.
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Grazie mille per aver ospitato questa recensione alla mia raccolta… 🙏
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[…] Davide Morelli su “Carte nel buio” (recensione per “La gilda dei lettori”) […]