L’eco della liberazione
Nella “Festa della Liberazione”, ci troviamo a riflettere rispetto al significato storico di questa data e sulle implicazioni etiche e sociali nel contesto contemporaneo.
Il 25 aprile rappresenta ben oltre un giorno presente nel calendario. È un valore da ricordare per la caduta del nazifascismo, grazie all’eroica “resistenza“ e all’imprescindibile supporto degli “alleati” (Unione Sovietica, Stati Uniti e il Regno Unito).
È un’occasione per meditare su quando sia significativo il contributo del popolo alla condivisione e partecipazione con valori fondanti e costituenti del “Dêmos”.
Il linguaggio dello “Sciacallo”: un ritratto di disconnessione
Nel panorama comunicativo attuale, l’ombra del “linguaggio sciacallo”, così definito dallo psicologo “Marshall Rosenberg”, si diffonde favorendo disfunzionalità comunicativa tra individui e purtroppo concreta fattualmente anche un fenomeno già noto: l’incomunicabilità.
Questa scelta comunicativa, intrinseca di giudizi e critiche, riflette una profonda disconnessione dai “bisogni dell’essere umano”. Essa è radicata in dinamiche socio-culturali, educative e strutturali che lasciano insoddisfatti molti bisogni fondamentali dell’essere umano.
Oggi stiamo vivendo un periodo in cui la“Comunicazione” evolve probabilmente con progressi tali da svilupparsi fuori passo rispetto ai suoi primordiali e indissolubili compagni di viaggio nell’erranza della vita: “apprendimento“ e “comportamento”.
Nel mio sentire, il rischio di una comunicazione distorta e alienante sono elementi meritevoli di maggiore attenzione, gestione e cura.
La resistenza italiana: un esame di coscienza civile
Il coraggio e la determinazione degli italiani, che lottarono al fine di donarci il nostro presente libero dall’oppressione, rappresentano l’eredità costituente dell’Italia democratica.
La liberazione dell’Italia fu un’impresa compiuta da italiani, uniti da un fervido desiderio di giustizia e libertà. Il loro sacrificio è un patrimonio immateriale. Dolore e amore imperituri che continuano a offrirci preziose lezioni sulla capacità umana di opporsi alle ingiustizie.
Il Linguaggio Giraffa: Verso una comunicazione empatica
In contrapposizione al linguaggio dello sciacallo, Rosenberg propone il “Linguaggio Giraffa”. Esso è emblema di una comunicazione empatica, che ascolta i bisogni degli altri e si esprime attraverso “l’empatia“ e la comprensione reciproca.
Se adottassimo questo stile comunicativo su scala più ampia, potremmo conquistare una società più funzionale ed empatica, dove le diversità sono ponti di dialogo.
Questa condivisione è anche un appello alla responsabilità comunicativa. Chiediamoci come possiamo, individualmente e collettivamente, promuovere una comunicazione che rifletta il suo fine ancestrale: mettere in comune.
L’eco della liberazione risuona nelle nostre interazioni quotidiane, ispirandoci a parlare, ascoltare con il cuore, per costruire insieme un futuro in cui la libertà e la giustizia “sono” realtà viventi e apprendimenti del passato.
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Tosca canta “Bella Ciao”: