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    L’Unità d’Italia e l’invenzione del Risorgimento

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    L'Unità d'Italia e l'invenzione del risorgimento

    L’Unità d’Italia e l’invenzione del Risorgimento

    Chi è il Prof. Adriano Di Gregorio?

    L'Unità d'Italia e l'invenzione del Risorgimento
    Prof. Adriano Di Gregorio

    Adriano Di Gregorio nasce a Siracusa 1971. Nel 1994 si è laureato in Lettere moderne, presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, e nel 1996 si è laureato in Filosofia.
    Dal 1998 al 2012 ha collaborato con la cattedra di Storia moderna della Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania.

     

    Nel 2004 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia moderna e l’anno successivo quello di Assegnista di ricerca, specializzandosi in Storia del pensiero economico.

    Dall’anno accademico 2007-2008 all’anno accademico 2012-2013 è stato professore a contratto di “Storia delle esplorazioni e delle scoperte geografiche” e di “Storia del Mediterraneo”, sempre presso la Facoltà di Lingue dell’Università di Catania.

    Fonte: Adrianodigregorio.com

    Qual è il focus argomentato durante la lezione di storia del Professore Adriano Di Gregorio tenutasi il 14 dicembre 2023 presso la sede delle biblioteca comunale “Giacomo Matteotti” di Viagrande (CT) circa il tema “L’unità d’Italia e l’invenzione del risorgimento?

    Quando prendiamo in considerazione l’inizio del percorso verso l’Unità d’Italia, spesso i libri di storia collocano il Risorgimento nel periodo tra il 1816 e il 1820, noto come Restaurazione. Tuttavia, un’analisi più attenta rivela una situazione più complessa. Durante le insurrezioni del 1820-21, l’obiettivo principale non era l’unità d’Italia. Palermo lottava per l’indipendenza, Napoli cercava una costituzione, mentre il Piemonte aspirava a strappare Lombardia e Veneto all’Austria.

    Questi “moti” erano prevalentemente orchestrati da un piccolo gruppo di liberali benestanti riuniti in società segrete. I contadini, al contrario, rimanevano estranei alle discussioni sulla costituzione, e anche se fosse stata loro concessa, non avrebbe comportato cambiamenti significativi nella loro vita. Tuttavia, non dobbiamo trarre la conclusione che l’idea di un’Italia unita e degli italiani come un popolo condividente lingua, religione e cultura non esistesse nei secoli precedenti. Figure illustri come Dante, Michelangelo e Galileo testimoniano questa identità culturale.

    Dal punto di vista politico, la creazione di un regno d’Italia non era un’idea predominante, soprattutto data l’opposizione del Papa a essere circondato da una grande nazione. Inizialmente, i ribelli miravano a ottenere maggiore libertà e una costituzione, piuttosto che a instaurare un nuovo regno.

    Nel contesto dell’Ottocento, le costituzioni assumevano un ruolo cruciale. Senza questo “pezzo di carta”, le decisioni politiche erano prese nei salotti del re, con il monarca che, insieme a un gruppo di nobili, decideva in una notte le sorti di una guerra, tasse e altre questioni. Una costituzione, al contrario, avrebbe vincolato anche il re a rispettare le leggi.

    La seconda fase del percorso verso l’Unità d’Italia si svolse durante i “moti” del 1830-31. Anche in questo caso, le rivolte nel centro Italia – Ducato di Modena, domini pontifici e Ducato di Parma – miravano principalmente a rovesciare i vecchi governanti, richiedere una costituzione e rinnovare la classe politica, senza ancora raggiungere l’unità d’Italia.

    Giuseppe Mazzini e il “sogno romantico” dell’Unità d’Italia rappresentarono un punto di svolta nella storia del Risorgimento italiano. Contrariamente alle richieste di costituzioni avanzate dalle classi alte durante il periodo della Restaurazione, Mazzini propugnava idee rivoluzionarie come la Repubblica e la Democrazia. Questo implicava sconfiggere i sovrani Savoia e Borbone, oltre a affrontare gli Austriaci in Lombardia e Veneto. Mazzini, un sognatore incrollabile, confidava nella realizzazione del suo progetto attraverso una rivoluzione democratica, contando sull’aiuto divino, senza considerare piani alternativi.

    Nell’Ottocento, il concetto di democrazia era considerato radicale, quasi terroristico, e i democratici erano visti come pericolosi rivoluzionari. Nel 1833, Mazzini stesso fu condannato a morte per attività sovversiva. Nonostante il suo desiderio di coinvolgere il popolo, i rivoluzionari che abbracciarono il suo progetto furono pochi, come dimostrarono le ribellioni del 1844 e del 1857.

    Il 1848 segnò un momento significativo con proteste globali in tutta Europa. In Italia, Leopoldo di Toscana, Carlo Alberto di Savoia e il Papa concessero costituzioni per evitare ulteriori guai. Milano si ribellò contro gli Austriaci, e i Savoia dichiararono guerra per conquistare Lombardia e Veneto. Tuttavia, gli Austriaci prevalsero, riportando la situazione alla normalità.

    Dopo la sconfitta, Camillo Benso di Cavour emerse come figura chiave nel panorama politico piemontese. Nobile, liberale e uomo d’affari, Cavour cercò l’appoggio di Napoleone III per affrontare gli Austriaci. Gli accordi di Plombières prevedevano l’intervento francese in difesa del Piemonte. Nel 1860, con l’aiuto di Garibaldi, il Regno delle Due Sicilie fu conquistato, e Vittorio Emanuele II fu proclamato re d’Italia nel 1861.

    L’Unità d’Italia, tuttavia, non fu priva di controversie. Il brigantaggio nel meridione rifletteva il malcontento delle masse popolari contro la tassazione e la leva obbligatoria. Le rivolte furono represse con violenza, suscitando critiche e polemiche. La figura di Garibaldi, anche se amata a livello internazionale, fu oggetto di controversie a causa della repressione delle insurrezioni popolari siciliane.

    L’Unità d’Italia avvenne in un contesto complesso, segnato da cambiamenti politici, lotte interne e difficoltà economiche. La storia post-unitaria vide l’estensione delle leggi sabaude a tutta Italia, ma la mancanza di attenzione alle differenze regionali contribuì a problemi sociali e politici, compresi gli eventi tragici del brigantaggio e la controversa gestione delle rivolte popolari.

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