Intervista a Michele Mele
Ringraziando l’autore per il tempo dedicato al nostro blog, passiamo diretti alle domande.
Come nasce l’idea di scrivere un Saggio scientifico adottando la formula delle biografie di scienziati ipovedenti o non vedenti?
“L’idea nasce dal desiderio di contrastare i pregiudizi che ancora limitano la libertà di scelta di ipovedenti e non vedenti, specialmente l’odioso stigma che vorrebbe le discipline scientifiche a loro inaccessibili.
Il miglior modo di abbattere un preconcetto è mostrare un controesempio, un po’ come si fa per smontare un’affermazione matematica errata.”
Da cosa scaturisce l’esigenza di divulgare la vita e le opere di questi scienziati accomunati da problemi di vista?
“Scaturisce dal desiderio di scardinare il pregiudizio e dal desiderio di far finalmente comprendere ad un pubblico il più vasto possibile, da cui il taglio squisitamente divulgativo dell’opera, che è il contesto che crea la disabilità, non un pugno di cellule in meno e che essere ipovedenti o non vedenti non vuol dire avere qualcosa in meno, ma solo percepire la realtà in modo diverso.”
Quali sono stati i criteri di inserimento nel Saggio nel redigere le biografie?
“Per la realizzazione di quest’opera ho ricercato documenti di archivio, manoscritti, lettere, testimonianze dirette che riguardassero scienziati ipovedenti o non vedenti. Mi sono imbattuto in un numero non trascurabile di figure, più di dieci in vita e più di venti del passato, ma ho deciso di scrivere soltanto di dieci tra di esse.
Le motivazioni alla base di questo processo di selezione sono due. La disparità nella quantità di informazioni di cui disponiamo su questi grandi della scienza è risultata lampante sin dalle prime fasi; non era difficile infatti constatare che su alcuni di essi erano disponibili decine di documenti, mentre altre personalità sono state quasi completamente ignorate dalla storiografia scientifica.
Non avevo inoltre intenzione di scrivere un’enciclopedia degli scienziati ipovedenti o non vedenti, ma trasmettere un messaggio di speranza ed inclusione; pertanto non sarebbe stato necessario raccontare di tutte le figure di cui avevo trovato almeno un riferimento bibliografico.
Ho dunque operato una selezione, presentando sei figure del passato, vissute tra la fine del XVII secolo ed i primi anni del XXI secolo, e quattro viventi.”
L’opera è corredata da una curatissima bibliografia:quali sono stati i problemi nel reperire le fonti,considerando che si va indietro nel tempo di circa trecento anni?
“Internet è una fonte inesauribile di sorprese e molti documenti, anche vecchi di secoli, sono reperibili, opportunamente scansionati, gratuitamente online.
Ho tuttavia incontrato alcune difficoltà nel reperire materiale sufficiente su un paio delle figure che non avrei potuto non trattare, come ad esempio il Dott. Jacob Bolotin, primo medico non vedente abilitato alla professione.
Per reperire le fonti di cui avevo bisogno ho contattato varie istituzioni come le biblioteche del British Museum, dell’Università di Cambridge e del Congresso degli Stati Uniti d’America, ottenendo la loro solerte collaborazione.”
Ha mai avuto un ripensamento durante la stesura?
“Gli unici dubbi sono stati quelli legati alla selezione delle figure di cui scrivere, ma alla fine ho razionalizzato il processo di selezione, spero raggiungendo un buon compromesso.”
Quanto è stato importante l’ apporto e il sostegno dei suoi collaboratori?
“La prima persona a suggerirmi di scrivere sull’argomento è stata la Dott.ssa Simona Corciulo che mi ha supportato in tutte le operazioni che potevano risultare non accessibili con gli strumenti che, essendo gravemente ipovedente, adopero quotidianamente.
Inoltre, come si può notare dall’apposita sezione alla fine del testo, ho ricevuto il supporto di tanti altri, vicini e lontani, nel reperire dettagli che, ancora a causa della mancata accessibilità di alcuni siti e piattaforme, non avrei potuto procurarmi da solo.”
C’è uno scienziato in cui si riconosce? A cui si ispira nel suo percorso di Matematico?
“Credo che non sia arduo scorgere alcuni aspetti del proprio carattere in più di una tra queste figure. Esse costituiscono un caleidoscopico affresco di coraggio, capacità di sognare, testardaggine ed umiltà in cui non è difficile identificarsi se si decide di uscire dalla propria comfort zone.
Molti potranno sorridere riconoscendo qualcosa del proprio bagaglio esperienziale nella pazienza di François Huber, nello spirito volitivo di Jacob Bolotin, nell’audacia di John Metcalf, nella razionalità di Damion Corrigan o nello stakanovismo di Nicholas Saunderson.“
In questo Saggio c’è una sola biografia di una donna chimico;c’è una spiegazione per questo?
“Soltanto da pochi decenni il numero delle donne che intraprendono una carriera scientifica ha fatto registrare un aumento, evidentemente in tempi più recenti di quelli in cui vissero Nicholas Saunderson, nato nel 1682, primo scienziato non vedente della storia, o Leonhard Euler.
Le scienziate ipovedenti o non vedenti di cui si ha notizia sono davvero poche e sono tutte nate negli ultimi quattro o cinque decenni. Trattandosi di un numero davvero esiguo di email da inviare, mi sono preso la libertà di contattarle tutte, ma ho ricevuto risposta solo dalla Prof. Mona Minkara.”
Qual è il messaggio del suo studio? Cosa si augura?
Mi auguro che il messaggio di speranza che queste pagine cercano di trasmettere arrivi forte e chiaro, che si comprenda che i processi di inclusione non hanno costi ma soltanto benefici per l’intera comunità e che il libro possa aiutare a superare una concezione dell’ipovedente e del non vedente che resta ancora ferma a vetusti stereotipi.
I suoi progetti per il futuro?
“Proseguirò nella mia attività scientifica e nel mio impegno per una maggiore inclusione delle persone con bisogni speciali.”
Cosa direbbe a chi si appresta a leggere il suo libro?
“Indipendentemente dal background, che abbiate o no esperienza diretta di patologie della vista, non sarà difficile affezionarsi ai personaggi, fare il tifo per loro e vivere tempi e luoghi lontani attraverso le loro gesta, lascito di incalcolabile valore da tramandare alle prossime generazioni.”
Leggi anche la nostra recensione del libro “L’universo tra le dita”
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