Ricordando Peppino Impastato
Chi è Peppino Impastato?
Giuseppe “Peppino” Impastato nasce il 5 gennaio 1948 a Cinisi, un piccolo paese in provincia di Palermo, in una famiglia profondamente intrecciata con la mafia siciliana (cosa nostra). Sin dalla giovane età, Peppino mostra una netta avversione al mondo criminale che circonda la sua famiglia e la sua comunità.
Peppino il 9 maggio 1978 è brutalmente assassinato. Un chiaro messaggio mafioso per chiunque osasse sfidare il loro potere. Il suo corpo viene trovato sui binari ferroviari, in un apparente tentativo di mascherare l’omicidio come un suicidio.
La morte di Peppino Impastato non è stata la fine della sua storia. Al contrario, è diventata un simbolo potente della lotta contro la mafia, ispirando generazioni future a non arrendersi di fronte all’ingiustizia e alla criminalità organizzata.
Quali insegnamenti e valori consegna al Popolo Peppino Impastato?
Il suo percorso di ribellione inizia negli anni ’60, quando si avvicina al movimento studentesco di sinistra e successivamente al PSIUP. Inizia a sviluppare una coscienza politica e sociale acuta. Nonostante l’ambiente in cui cresce, Peppino sceglie di prendere le distanze dalle attività mafiose, opponendosi attivamente al potere e all’influenza criminale.
Nel ’65 a Cinisi nasce il giornalino “L’idea Socialista”. Questa iniziativa segna l’inizio del suo impegno diretto contro la mafia. Attraverso questo giornale, inizia a esprimere le sue idee di giustizia sociale e di lotta alla criminalità organizzata.
La svolta avviene nei primi anni 70 con la fondazione di Radio Aut, una stazione radio libera che diventa rapidamente un punto di riferimento nella lotta alla mafia. Attraverso la radio, Peppino diffonde messaggi di denuncia contro le attività mafiose e le collusioni politiche, utilizzando l’articolo 21 della Costituzione Italiana come strumento di libertà di espressione.
Articolo 21:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art. 111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.”
La sua attività alla radio non passa inosservata. Le sue denunce pubbliche contro figure di spicco della mafia locale, in particolare contro Gaetano Badalamenti, boss di Cinisi, lo rendono un bersaglio. Peppino diventa un simbolo di resistenza, un eroe per molti, ma anche un nemico per la mafia.
Le sue trasmissioni, spesso irriverenti e dirette, attirarono su di lui l’attenzione e l’ira della mafia. Ma ciò non fermò Impastato. Anzi, rafforzò la sua determinazione a lottare per la verità e la giustizia. La sua campagna pubblica contro Gaetano Badalamenti, fu emblematica del suo coraggio e della sua determinazione.
La vita di Peppino Impastato è stata tragicamente interrotta l’9 maggio 1978, quando il suo corpo fu trovato dilaniato sui binari ferroviari, un omicidio chiaramente orchestrato dalla mafia per mettere a tacere la sua voce. Ma la morte di Peppino non segnò la fine della sua battaglia; al contrario, divenne un simbolo di resistenza che ispirò molte altre persone a proseguire nella lotta contro la mafia.
Oggi, ricordiamo Peppino Impastato non solo come un attivista o un giornalista, ma come un vero eroe del nostro tempo. La sua storia ci insegna che il coraggio di una persona può scuotere le fondamenta dell’ingiustizia e accendere una fiamma di speranza in un mondo migliore.
In onore di Peppino, continuiamo a lottare per una società libera dalla paura e dall’oppressione, una società dove la verità e la giustizia prevalgano sul silenzio e la complicità.
Peppino Impastato resta una figura iconica nella storia italiana, un eroe che ha sacrificato la sua vita per la verità e la giustizia. La sua eredità continua a vivere nelle azioni di chi lotta per un mondo più giusto, libero dall’oppressione mafiosa.
Suggerisco la visione del film “I cento passi”
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