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    Recensione La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa

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    Recensione La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabia

    Recensione La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa

    Chi è Sebastiano Ambra?

    Recensione la misteriosa scomparsa di don Vito Trabia
    Sebastiano Ambra

    Sebastiano Ambra (1979) è nato a Catania e vive ad Acireale. Laureato in lettere, è giornalista e si occupa di comunicazione. Ha scritto per la carta stampata, il web e la TV. Ha pubblicato il romanzo L’enigma del secondo cerchio (2018), il saggio Tabaccai.  Il fumo li uccide (2012) e Fango. Storie di gente che ha perso tutto (2010).

     

    Qual è la trama del libro La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa?

    L’operazione per catturare il pericoloso latitante Vito Trabìa finisce con un buco nell’acqua: i poliziotti, giunti sul posto in cui avrebbero dovuto sorprendere il boss, trovano solo un vecchio lattaio. Di don Vito nessuna traccia. A Palermo l’ispettrice Malena Di Giacomo, reduce dalla difficile rottura con la sua ragazza, riceve quella che a prima vista sembra la lettera di un mitomane, ma che si rivela in realtà un guanto di sfida: qualcuno ha rapito Vito Trabìa e ora intima a Lena di ritrovarlo, entro ventiquattro ore e senza l’aiuto dei colleghi, altrimenti il boss verrà ucciso. L’ispettrice non ha scelta, ma il compito è tutt’altro che semplice: per arrivare a capire dov’è don Vito, dovrà infatti risolvere la sequenza di indovinelli escogitata dal rapitore, enigmi che fondono arte e letteratura con la storia e le leggende del capoluogo siciliano. Aiutata dallo psicologo Leonardo Colli, Lena intraprenderà così una pericolosa caccia al tesoro, che la condurrà tra i vicoli e i monumenti di una Palermo misteriosa ed esoterica, per giungere a perdifiato all’epilogo di una storia nella quale niente è come sembra.

    Di cosa parla il libro La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa?

    “Un giallo ricolmo di “sicilianità”. Io e lo scrittore condividiamo la passione per la letteratura e la terra natia! Una lettura “troppu bedda”.

    Ambientato magistralmente in Sicilia, la stesura sfoggia con orgoglio connotazioni peculiari dell’isola del sole che permeano l’intera vicenda. Lo stile leggiadro, la competenza di scrittura specifica riguardo al genere e il linguaggio ricercato dell’autore rendono la narrazione appassionante.

    “La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa” è un giallo ben armonizzato, con brillanti sfumature del genere inglese, impreziosito dalla “sicilianità”. Un mix particolare che dona una piacevole brezza d’aria fresca. La vicenda è ricca di enigmi piuttosto singolari. L’autore ha intrecciato miti locali, leggende, antiche dicerie popolari, misteri, cultura e arte locale, generando così un affascinante excursus di eventi che “incollano” il lettore al libro.

    I personaggi godono di eccellente personificazione. Risultano ben definiti il profilo psicologico, l’indole, i dettagli caratterizzanti e la “tempra”. L’autore è stato sia conciso sia esaustivo. Sono sufficienti pochi capitoli per collocare i personaggi nell’immaginario, con il rispettivo ruolo.

    Pongo l’accento su quanto sia stato in gamba l’autore nell’inserimento della figura del “criminologo” Leonardo Colli. Un personaggio che inizialmente si dimena come un pesce fuor d’acqua, poiché senza alcun preavviso è coinvolto in un’indagine pericolosa e distante dalla sua cara Toscana.

    Leonardo Colli, toscano, esperto in criminologia forense, nella quotidianità è uno psicologo in piena crisi di coppia. Questa inaspettata e rischiosa avventura accompagnerà sia lui sia l’ispettrice siciliana Malena Di Giacomo verso un cammino introspettivo, grazie anche alle “pittoresche” conversazioni che intercorrono tra i due. I confronti verbali, a volte irriverenti, che deliziano il lettore, sono coinvolgenti e spesso divertenti, soprattutto per via delle “frecciatine” lanciate da entrambi, sia sui trascorsi sentimentali sia sulle buffe differenze linguistiche delle rispettive regioni native.

    Le gag durante i succitati dialoghi valorizzano culturalmente il testo perché definiscono quanto il “parlato” sia frutto delle culture dei luoghi. Mentre Leo e Malena indagano, decifrano rebus, si punzecchiano e scampano dai pericoli, l’autore acuisce la loro conoscenza e alleggerisce la suspense abilmente dosata e riposta.

    Il connubio di queste due forze investigative, Leo e Malena, e il loro modo d’interrelazionarsi rende lo storytelling verosimile al formato del poliziesco tipicamente anglosassone.

    Ripeto, è un giallo che soddisfa anche i lettori più esigenti!

    Più si legge, più ci si affeziona ai personaggi principali. La collaborazione professionale tra lo psicologo e l’ispettrice si trasforma in “una storia nella storia” secondo canoni non convenzionali.

    Poiché sono siciliano, ho ammirato la dovizia dei dettagli che raffigurano la mia bellissima terra. Si nota la profonda e appassionata conoscenza del territorio, delle culture locali e del fascino che caratterizza la Sicilia; terra traboccante di culture infuse nei secoli dalle innumerevoli “colonizzazioni”.

    La mia incantevole terra non è soltanto cultura e paesaggi unici. Lo sa bene Sebastiano Ambra, che in “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” mostra anche l’anima oscura della Sicilia, la mafia.

    Egli espone, con eccezionale cura e perizia di dettagli, il modus operandi e la forma mentis della “Famigghia”. Mostra al lettore, come fosse una ferita aperta e sanguinante, una realtà spesso ignorata.

    Questa mia riflessione è doverosa, perché sono siciliano e conosco le nefandezze di cui è capace la mafia. Sono fortemente convinto che anche un’opera di fantasia possa scuotere le coscienze e mostrare usi e costumi di ambienti malsani che ancora oggi condizionano la vita di tanti onesti siciliani.

    Buona lettura!

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    Marco Schifilliti

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