Recensione La partita
Chi è Pietro Trellini?
Piero Trellini è un giornalista, scrittore e autore televisivo italiano. Nasce a Roma il 25 settembre 1970. Dopo aver frequentato il Liceo classico statale Goffredo Mameli si è laureato in lettere presso La Sapienza con una tesi sul film L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais e Alain Robbe-Grillet. Durante gli anni universitari ha frequentato la scuola di cinema di Ermanno Olmi, i corsi di sceneggiatura di Robert McKee e ha lavorato nell’industria cinematografica.
È stato cronista del settimanale Film Tv e ha lavorato per la Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 ore, Il Messaggero, Il Tempo, il manifesto, Liberazione, Il Post, Nuovi Argomenti.
Nel 1997 ha collaborato con il Ministero delle Finanze per il quale ha ideato il nome “Unico” per il nuovo modello 740. Ha lavorato per Sogei, Federcalcio, Sky, Rai e altri.
Nel 2019 ha pubblicato La partita. Il romanzo di Italia-Brasile (Mondadori). Il libro diventa immediatamente un caso editoriale, entrando in pochi mesi nella collana degli Oscar, ottiene riconoscimenti tra i quali il Premio Bancarella Sport, il Premio Mastercard Letteratura, il Premio Ape e il Premio della Giuria Massarosa, i titoli di “Libro dell’anno” e “miglior performance narrativa” del 2019 oltre che riscontri nel mondo editoriale
Nel 2021, in occasione delle celebrazioni per il settimo centenario dantesco, ha pubblicato Danteide (Bompiani), viaggio nel cervello dantesco, candidato al Premio Campiello e vincitore del Golden Books Awards.
Nel 2022 ha pubblicato L’Affaire – Tutti gli uomini del caso Dreyfus (Bompiani), all’interno della collana “Munizioni” diretta da Roberto Saviano, candidato al Premio Strega. Per Giovanni Pacchiano: “Appassionante, titanico, grandioso per la capacità dell’autore, fedele ai documenti storici, di narrare, come se fosse un romanzo, l’allucinante vicenda del capitano Dreyfus. È a parer nostro il libro dell’anno. Immenso capolavoro da leggere assolutamente”.
Nel 2023 il Corriere della Sera, in seguito a numerose lettere sull’argomento, ha fatto emergere “Il caso del Trellinismo”, definito dal critico letterario Antonio D’Orrico “fenomeno unico al mondo”, la cui paternità è stata attribuita a tre figure dell’editoria: il direttore della narrativa di Mondadori Giovanni Francesio, il libraio Marco Guerra e lo stesso D’Orrico.
Fonte: Wikipedia
Qual è la trama del libro La partita?
Nel pomeriggio più caldo del secolo si incrociano i destini di un arbitro scampato all’Olocausto, un centravanti in attesa di rinascita, un capitano che ha fatto la rivoluzione, un fotoreporter con un dolore al petto, un portiere considerato bollito, un centrocampista con le scarpe dipinte, un commissario tecnico con la pipa e un inviato alla sua ultima estate.
Si trovano tutti ai Mondiali di Spagna nel momento in cui l’Italia incontra il Brasile. È l’ultima partita prima della semifinale. Per arrivarci, ai sudamericani basta un punto. Dalla loro hanno la bellezza, gli elogi e il pronostico. Oltre all’allegria. Per gli azzurri, invece, chiusi nel loro silenzio e in guerra contro il Mondo, è una sfida ai limiti dell’impossibile. Il sole è ancora alto, lo stadio è pieno, l’epilogo sembra scritto. A farlo sui giornali ci hanno già pensato Gianni Brera e Mario Vargas Llosa.
A pochi passi da loro, in tribuna, c’è un bambino di dieci anni, si chiama José e non sa che diventerà un simbolo. Gli altri, invece, non possono nemmeno immaginare che quella sarà la più grande partita mai giocata su un campo da calcio. Hanno tutti lo stesso sangue e nascondono segreti inconfessabili. Per conoscerli, però, bisogna seguire dal principio i fili che li hanno condotti fino a quel 5 luglio del 1982 dentro lo stadio Sarriá di Barcellona.
Di cosa parla il libro La partita?
L’inasprirsi della Guerra Fredda, la radicalizzazione della lotta contro l’URSS, la creazione del Pentapartito, lo scandalo della P2, e lo scandalo del calcioscommesse: sono questi gli scenari europei e nazionali che si intrecciano con i Mondiali di calcio del 1982 in Spagna.
“La Partita” di Piero Trillini, giornalista e sceneggiatore televisivo, non è solo il racconto dell’Italia – Brasile, andata in scena il 5 luglio 1982 allo stadio Sarrià (oggi non più esistente), ma è un intreccio di storie di calciatori, dirigenti sportivi, Capi di Stato, e arbitri.
È un romanzo dentro il romanzo, e nei ricordi di chi legge, il riaffiorare di volti e immagini di uno sport, il calcio, che oggi ha cambiato pelle e volti.
Erano i Mondiali del Brasile di Cerezo, Zico, Falcao, Sócrates e Junior, dell’Argentina dell’astro nascente Maradona, e dell’Italia di Rossi, che appena tre mesi prima di quella spedizione aveva finito di scontare una squalifica per la controversia del calcio-scommesse. Convocato da Bearzot, Rossi era stato aspettato prima del mondiale e dopo le prime tre disastrose partite, un centravanti fermo da due anni, sotto peso, che appariva spento.
Bearzot lasciò Pruzzo e Beccalossi a casa, aspettò Bettega fino alla fine e poi portò Selvaggi, sapendo che non si sarebbe mosso dalla panchina. Le storie di questi uomini rendono il racconto della partita ancora più lungo stile Holly e Benji.
Nella parte finale del libro, Trillini parla di Zico che disse (ma non fu il solo) molti anni dopo che perdere quella partita cambiò tutto in Brasile, filosofia, mentalità. Zico asserì pure che se “il Brasile avesse fatto cinque gol, l’Italia ne avrebbe fatti sei. Così dovevano andare le cose”.
Il libro di Trillini, quindi, va oltre il calcio e oltre il racconto di una partita. È un volume che regala spaccati di storia per chi era, in quel periodo, troppo giovane e non aveva la prontezza di quanto accadeva ed è accaduto.
È la favola e la storia vera di uomini come quelli di Bearzot che hanno saputo affrontare il Brasile a viso aperto, una chiave di volta che poi portò al successo finale dei Mondiali del 1982.
Pietro Genovese
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