Home Book Therapy Recensione Pensieri sparsi di un pendolare assonnato

    Recensione Pensieri sparsi di un pendolare assonnato

    314
    0
    Recensione Pensieri sparsi di un pendolare assonnato

    Recensione Pensieri sparsi di un pendolare assonnato

    Chi è Gianluca Sonnessa?

    Recensione Pensieri sparsi di un pendolare assonnato
    Gianluca Sonnessa

    Gianluca Sonnessa nasce a Torino il 25 luglio 1979, da padre lucano e madre sarda, come dice spesso “metà son mare e mirto, metà colline e ulivi”. Sin dai primi anni interessato osservatore della natura e dei sui processi, capisce di essere ingranaggio utile ma non insostituibile della macchina Mondo. Scrive per egoismo e perché farlo lo aiuta a pensare.

    Ha bisogno di quella fase riflessiva che richiede silenzio assoluto e possibilmente penombra, ne ha bisogno perché molte volte dovrà chiudere gli occhi per osservare con attenzione la scena da descrivere. Gli serve una base emotiva, non un’ idea, deve aver visitato ed abitato il luogo che sta per raccontare e non sempre, anzi quasi mai, si tratta di un luogo fisico.

    Solo dopo cerca il modo più coinvolgente per rappresentarlo. Questo è il suo modo di scrivere e rispecchia il suo modo d’essere. Non scrive per chi legge, ma condivide il risultato di questo processo personale con l’intento di scuotere, di creare dialogo e di far partecipare, perché vuole che cinque sei parole diventino un pugno nello stomaco, che riescano ad essere immagine. Punta a riassumere stati d’animo. Nel 2016 incontra Alessandro Mazzà, che insieme alla sua compagna Sandra Iai, e a Vincenzo Mercuri, suo storico amico, danno vita a un consorzio di autori indipendenti che in pochi anni cresce, contando ad oggi più di novanta compagni di viaggio.

    Questa realtà risponde al nome di Libereria. Immediatamente capisce che quella è la sua strada, e in pochi mesi nasce la prima raccolta emotiva, “Pensieri sparsi di un pendolare assonnato” che vende, in pochi mesi, circa trecento copie. In preparazione sempre con Libereria, il secondo libro, “Il bruco che odiava le farfalle” . Ha una moglie e una bambina di quattro anni, per quattordici anni ha diviso la vita con un cane che è stato capace di fargli aprire gli occhi, lavora in un supermercato e ha la terza media. Creeo che il volto sia la maschera che copre pensieri ed emozioni, per questo indossa una maschera che se letta, di lui, rileva tutto.

    Si chiama Gianluca Sonnessa o Malforte. Come preferite, tanto è la stessa cosa.

    Fonte: AlessandriaToday

    Qual è la trama del libro Pensieri sparsi di un pendolare assonnato?

    Una raccolta di momenti, di emozioni, e non pretende d’essere nient’altro. Ho nascosto tra le righe l’amore e l’odio, la disillusione e la rivalsa, lasciando convivere sulla pagine la quiete dei fiumi e l’inquietudine delle sagome ritagliate sulla luna piena, permesso alle lacrime di cadere su di un petalo, per far si che non morissero invano. E ai petali di cadere, per mostrare le spine che nascondevano. Ho lasciato a te una pagina, la 39.
    Quella è la tua.

    Di cosa parla il libro Pensieri sparsi di un pendolare assonnato?

    Se Rimbaud avesse un nipote o discendente italiano, sarebbe Gianluca Sonnessa!

    Dopo aver visitato il suo sito e dato una breve occhiata, per non farmi troppo influenzare, emerge ciò che un buon poeta o scrittore dovrebbe avere: la capacità di cogliere gli attimi validi in mezzo a quelli scadenti, e di apprezzare il dettaglio prezioso in mezzo alla banalità. Ma non basta: è necessario anche saperli miscelare, mixare, per far risaltare lo squallore dei secondi rispetto alla rarità dei primi, e così colpire l’anima del lettore.

    Il libro di Sonnessa mi ha convinto, anzi conquistato definitivamente. A metà del libro si raggiunge l’apoteosi, il vertice, la punta dell’iceberg! Le elucubrazioni di questa raccolta intensa si coagulano intorno a eros e thanatos, giusto e sbagliato, bello e brutto, in un delirio di versi velenosi, di puro arsenico e senza antidoto.

    Gianluca Sonnessa elenca le cose che ogni giorno, volenti o nolenti, dobbiamo affrontare. Così, il “Mantello d’odio” taglia in due il libro e diviene il climax di una sensibilità turbata e conturbante.

    Sonnessa non ha solo talento, ma anche un dono innato. Se siamo furbi, ci lasceremo incantare dalle sue riflessioni come in una malia.

    Marilena Tocci

    Continua a leggere le nostre recensioni

    Guarda “Fino all’ultima goccia di nero” di Sonnessa

    LEAVE A REPLY

    Please enter your comment!
    Please enter your name here