Recensione Un’esca per l’assassino
Chi è Minette Walters?
Minette Walters, nata nel 1949 a Bipsho’p Stotford, nell’Hertfordshire, è considerata una delle maggiori autrici del giallo classico all’inglese, sulla scia di Agatha Christie, P. D James ed Elisabeth George. Pubblicata in trentadue Paesi, Minette Walters vive nel Dorset con il marito e i due figli.
Qual è la trama del libro Un’esca per l’assassino?
Nella più tradizionale delle ambientazioni del mystery, la campagna inglese, avviene un omicidio che scuote una piccola e apparentemente tranquilla comunità. Una anziana signora e la sua badante vengono assassinate. È incolpato Patrick, giovane nullafacente con qualche conto in sospeso con la giustizia e una difficile situazione familiare.
Le prove sono schiaccianti: le sue impronte sono dovunque, sua è l’arma del delitto e, grazie a una misteriosa soffiata, vengono ritrovati anche dei gioielli della defunta in casa sua. Tutto molto semplice, forse troppo. Così la giovane Siobhan, sua vicina e irlandese come lui, decide di far chiarezza in una vicenda che mostra subito un risvolto sociale. Patrick fa parte della comunità irlandese del villaggio, malvista da tutti. La sua incriminazione risulta così troppo comoda. E infatti la verità svelerà un nido di vipere dietro l’apparente tranquillità del villaggio.
Di cosa parla il libro Un’esca per l’assassino?
“Un’esca per l’assassino” è un breve romanzo di Minette Walters che ha come protagonista un giovane disadattato di nome Patrick, incolpato di un doppio omicidio: sono state assassinate nella loro dimora l’anziana signora Lavinia Fanshaw e la sua badante Dorothy Jenkins, e inoltre sono stati rubati dei gioielli trovati proprio nella casa dell’ex manovale, ora disoccupato Patrick. Prove schiaccianti e fin troppo determinanti fanno del ragazzo il vero e unico colpevole.
Alla causa del ragazzo si interessa la sua vicina di casa Siobhan, che si mette alle costole della polizia per seguire lo sviluppo delle indagini e cercare il vero colpevole, perché non crede assolutamente al fatto che un ragazzo come Patrick possa aver commesso un delitto così efferato. Siobhan conosce bene il ragazzo e, anche se è una persona allo sbando, è totalmente incapace di arrivare a tanto.
La piccola comunità di Sowerbridge è visibilmente scossa e provata dall’accaduto. Se si facesse un salto nel passato, un giovane come Patrick sarebbe stato messo al rogo, in particolare se fosse stato irlandese, ci sarebbe stato maggior vigore.
L’autrice, con questo giallo, focalizza l’attenzione su due temi fondamentali: l’odio e il pregiudizio, analizzandone gli aspetti e concentrando gli eventi su questa piccola comunità inglese. Solo un’irlandese come Siobhan può prendere a cuore le vicende del povero Patrick, messo alla gogna molto facilmente.
Il colpevole sembra comodo per la polizia perché il caso sembra prendere quegli sviluppi a svantaggio del malcapitato, e per la comunità diventa un soggetto prevedibile per compiere un atto del genere. Così raffiora quel malsano disprezzo nei confronti del ragazzo irlandese, che sembra meritarsi quella condanna esemplare.
Il romanzo sviluppa temi che sono il sale della storia. La trama poliziesca sembra, però, perdere di quella giusta dose di consistenza, diventando così poco avvincente e del tutto opaca.
Ritengo che la scelta di farne un breve racconto non sia appropriata e poco risolutiva, perché la storia ha delle tematiche importanti e di una certa rilevanza. Avrebbe potuto, secondo me, essere elaborata meglio la parte riguardante lo sviluppo delle indagini, che avrebbe dato sostanza e forma al romanzo.
Patrick e Siobhan sono i personaggi essenziali della vicenda. Gli altri sembrano di passaggio, poco delineati e piuttosto defilati.
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Marco Schifilliti
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