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    Recensione L’ultima asta irlandese

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    Recensione L'ultima asta irlandese

    Recensione L’ultima asta irlandese

    Chi è Martina Leone?

    Recensione L'ultima asta irlandese
    Martina Leone

    Martina Leone, classe 1977, studentessa universitaria presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’ Università degli Studi di Catania, frequenta il Corso di Beni Culturali, aspira alla carriera di direttore museale e critico d’ arte. Dal peculiare curriculum a carattere poliedrico, è autrice di romanzi di narrativa italiana contemporanea, quali Con gli occhi del Paradiso (Prova d’ Autore, 2013) e All’ improvviso il Sole (Inkwell Edizioni, 2015). Vincitrice di numerosi concorsi letterari nazionali e di borse di studio all’ estero. Dagli incarichi organizzativi e gestionali di eventi, all’ Emerald Cultural Institute di Dublino, è amante di viaggi e sport.

    Qual è la trama del libro L’ultima asta irlandese?

    Come ci si sente ad essere italiani, immersi in usi e costumi (e lingua!) di un paese anglosassone? Cosa proverebbe una promettente scrittrice siciliana a Dublino, scoprendosi cittadina del mondo e condividendo la stessa passione di una comunità così lontana – eppure così vicina- dalla propria terra natia? Ci prepariamo a compiere il viaggio, come scrittori di notturni o lettori di bellezza. Nel silenzio e nella magia della notte predisponiamo il nostro sguardo ad accogliere la vista della stella che da sempre aspettiamo di vedere. Raccontare romanticamente il bello attraverso una storia sublime, oggi nello stile contemporaneo di chi apprezza l’ introspezione e non stenta a condividerne i segreti, è il compito di chi scrive; ascoltare, viaggiare ed emozionarsi è il privilegio di chi legge. Scopriremo che, alla fine di questo viaggio, nessuno di noi sarà esattamente come prima.

    Di cosa parla il libro L’ultima asta irlandese?

    “Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere”. (Emily Dickinson).

    Perdersi nella lettura di questo libro è stato davvero sublime. Le pagine scorrevano piacevolmente veloci sotto i miei occhi e le mie mani. La protagonista, Giuditta Averna, è una giovane scrittrice siciliana e un’incrollabile studentessa appassionata dell’arte e della sua terra natia.

    Giuditta viene convocata per scrivere un’importante biografia su un famoso restauratore, Dermot Connor, nato nel 1950 a Dublino. La sua fama precedeva il suo arrivo nei luoghi dove compiva la sua meravigliosa magia nel ridonare alle opere o sculture la bellezza e l’eleganza appartenuta ad esse da secoli.

    Mister Connor aveva un fascino non indifferente, un uomo che cercava di figurare rude forse per nascondere le sue fragilità. Possedeva un’aura misteriosa, il che faceva accrescere ancor di più la curiosità di Giuditta.

    Dublino è la città che fa da cornice al racconto, valorizzata al meglio dalla scrittrice Martina Leone. In ogni angolo della città, descritta con minuziosi dettagli, si possono apprezzare le bellezze ornamentali che questa offre. Dai grandi parchi verdi ai monumenti storici, alle statue da contemplare e ammirare, Dublino è una città che non delude. Tuttavia, c’è un luogo particolarmente affascinante che ricorda alla protagonista Giuditta la sua terra: il mare. Un faro maestoso offre una vista panoramica della costa dublinese, la brezza marina che aleggia in quel luogo la riporta a casa. Non mancano, poi, la musica tipica che risuona nelle strade e nei locali, l’allegria e un buon boccale di birra, che regalano una dolce compagnia. Martina Leone è stata abile a cogliere ogni sfumatura di questa città, rendendola protagonista della sua storia. 

    Nel racconto, l’autrice inserisce un ulteriore incontro nella vita della protagonista Giuditta. Durante una delle sue passeggiate alla scoperta dei tesori di Dublino, Giuditta nota un ragazzo in preda alle emozioni, accompagnate da un uragano di tristezza, davanti a uno splendido dipinto nella National Gallery of Ireland. La galleria ospita artisti come Vermeer, Caravaggio, Jacques Louis David e molti altri, ma quel dipinto era particolare, aveva un potere di catturare l’attenzione.

    L’opera in questione era “A Convent Garden, Brittany”, dipinta a olio su tela da William John Leech, uno dei pittori irlandesi più creativi e intuitivi del periodo post-impressionista. Il dipinto possedeva qualcosa che faceva rimanere incollati e destava una forte sensazione, come se ci fosse qualcosa di nascosto tra le vesti della donna presente nel quadro. Non era l’unica ad essere attratta dal dipinto, accanto a lei c’era un ragazzo inerme davanti all’immagine, in lacrime. Giuditta lo fissò a lungo incuriosita, ma nel momento in cui lui la notò, preso dal panico, fuggì via.

    L’incontro con lui l’aveva portata ripetutamente in quel luogo, senza sapere il perché di quel bisogno inspiegabile di tornarci. Forse era per rivedere lui, o forse per capire le forti emozioni che provava solo in sua presenza. Non avrebbe mai immaginato che quel viso sarebbe stato associato a un nome, Kain, e che nei giorni a venire quel ragazzo avrebbe riempito il suo tempo libero.

    Iniziarono a fare piacevoli passeggiate e parlare di cose ordinarie, ma pian piano si trasformarono in confidenze e rivelazioni inquietanti, che risalivano al loro primo incontro davanti al dipinto. Kain sentì l’irrefrenabile bisogno di raccontarsi, mettendo a nudo le sensazioni e le paure che aveva soffocato per troppo tempo. Una brutale esperienza vissuta in tenera età: un bambino di soli 8 anni costretto ad assistere all’uccisione del padre.

    La dolcezza e la comprensione di Giuditta fecero sì che sia Kain che il Restauratore aprissero le porte delle loro paure, segnate entrambe da esperienze difficili che avevano profondamente segnato la loro esistenza. Ma perché proprio lei? E cosa intreccia queste storie?

    In sintesi, l’incontro casuale in quel luogo ha portato ad una serie di esperienze e rivelazioni profonde, con Kain e il Restauratore che si aprono l’uno all’altro e condividono i loro passati dolorosi. La dolcezza e la comprensione di Giuditta hanno svolto un ruolo importante in questo processo. Tuttavia, resta ancora un mistero il motivo per cui lei sia stata la persona giusta al momento giusto per aiutare questi due individui a superare le loro difficoltà.

    L’invito a leggere questo libro è inevitabile. La scrittrice Martina Leone, con maestria, ha saputo descrivere la bellissima Dublino e le emozioni forti che la protagonista prova in ogni singola situazione. Non sarà difficile per il lettore immergersi completamente nella storia e sentire le emozioni che la scrittrice è in grado di trasmettere. Non posso che complimentarmi sinceramente con l’autrice per aver toccato il mio cuore in modo così profondo.

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    Marco Schifilliti

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