Comunicare con empatia secondo Rosenberg
Comunicare con empatia per Rosenberg è un obiettivo raggiungibile attraverso l’uso del suo metodo che promuove comprensione reciproca e connessione emotiva. A questo
proposito, egli evidenzia come molte interazioni quotidiane siano invece caratterizzate da giudizi e critiche. Questi giudizi e critiche portano a dinamiche non del tutto sane, in quanto possono provocare sentimenti negativi e farci instaurare rapporti poco rispettosi.
Parafrasando Carl Jung, quando diceva che l’incontro di due persone è come il contatto di due sostanze chimiche, perché se c’è una reazione entrambe si trasformano, possiamo dire che anche nella comunicazione, in cui sono in relazione almeno due persone, la reazione armonica o disordinata trasforma tutti i partecipanti.
L’empatia, secondo la CNV di Rosenberg, è definita come la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri. È un processo che parte da un buon ascolto e che ci permette di entrare in sintonia con le emozioni e i sentimenti dell’altro. La comunicazione empatica, quindi, si traduce nel fatto di comunicare con gli altri in modo tale da riconoscere, comprendere e rispondere ai loro sentimenti e bisogni. Soltanto in questo modo è possibile promuovere una connessione autentica tra le parti.
Come sappiamo, la CNV si basa su quattro pilastri fondamentali: saper esprimere le proprie osservazioni, sentimenti, bisogni e richieste all’altra parte. È importante, per quanto riguarda le osservazioni, che queste siano specifiche e relative a comportamenti osservabili, prive di generalizzazioni e valutazioni di qualsiasi tipo. Infatti, Rosenberg ci spiega che “le valutazioni portano le persone ad agire spinte dalla paura o dal senso di colpa, mentre gli scambi basati sull’onestà o sull’empatia offrono la possibilità di nutrirsi, di educarsi e di proteggersi l’un l’altro.”
Anche per Jung questo momento dell’osservazione era molto importante e doveva essere un momento lontano dal giudizio. Per lui osservare il comportamento degli altri poteva essere in realtà anche un’occasione di autoconoscenza. Pensiamo, a modo di esempio, alla sua affermazione: “Tutto quello che ci irrita degli altri può portarci a capire noi stessi.” Ci induce a osservare senza giudicare l’altro, traendo anche del materiale per aumentare la conoscenza di sé stessi.
Il secondo aspetto importante, sempre all’interno della CNV, è quello di riconoscere e comunicare i propri sentimenti. Rosenberg pone l’accento sul fatto che molte volte tendiamo a scollegarci dai sentimenti, per esempio: quando confondiamo i sentimenti con i pensieri o i giudizi sugli altri, per esempio quando diciamo la frase “Mi sento ignorato”; quando esprimiamo, dopo l’espressione “sento”, un pensiero invece che un sentire, dicendo per esempio “sento che ho ragione”; o quando usiamo le parole per dire ciò che pensiamo di essere e non esprimiamo un sentire, così ci definiamo dicendo “mi sento incompetente.”
Andando ancora avanti, troviamo il terzo elemento: il bisogno. Lo troveremo di solito nascosto dietro ogni sentimento. Identificare questi bisogni è fondamentale per una comunicazione chiara ed efficace. I bisogni sono universali e non dipendono da persone
specifiche. Questo dovrebbe rendere il compito più semplice. I bisogni possono essere di rispetto, appoggio, comprensione, compagnia, sicurezza, amore, ecc. Riconoscere ed esprimere i nostri bisogni aiuta a evitare conflitti e a costruire relazioni più forti, favorendo l’empatia degli altri verso di noi. Quando riusciamo a creare una connessione autentica, viene da sé il desiderio quasi automatico dell’altro di soddisfare il nostro bisogno, se espresso adeguatamente attraverso il quarto punto, che sarebbe la nostra richiesta.
Le richieste dovrebbero rispettare alcune caratteristiche: essere specifiche, concrete e formulate in modo positivo. Dovremmo esprimere esattamente quello che vorremmo che l’altra persona faccia. Inoltre, è essenziale che le richieste siano formulate come possibilità e non come pretese.
Rosenberg, come sappiamo, all’interno della comunicazione nonviolenta, concede gran importanza all’ascolto empatico, che si manifesta nel comprendere profondamente i sentimenti e i bisogni dell’altro. L’empatia implica quindi presenza e attenzione attraverso un ascolto profondo, senza giudizi o consigli, e rappresenta un modo di connettersi con l’altro che va oltre le parole e le risposte superficiali. Infatti, già lo stesso Jung sosteneva che “il contatto con l’anima è il segreto dell’empatia” evidenziando l’importanza della connessione profonda nell’ascolto empatico. Proprio come infatti anche Rosenberg parla di spiritualità pratica, di quella connessione all’energia divina dell’altra persona, quella connessione attraverso l’amore che è possibile raggiungere solo con la comprensione e l’empatia.
Comunicare con empatia favorisce la comunicazione nonviolenta perché permette di creare un ambiente di sicurezza e di rispetto in cui le due parti si sentono accolte e comprese e dove i conflitti possono essere affrontati in modo costruttivo. La comprensione e il riconoscimento dei sentimenti e dei bisogni dell’altro riducono la possibilità di conflitto tra le parti.
Uno dei principali ostacoli alla CNV è il manifestarsi di pregiudizi e l’abitudine di formulare giudizi e critiche sugli altri. Per superare questo ostacolo è importante sviluppare la consapevolezza di quando stiamo giudicando e imparare a separare le osservazioni dai giudizi. Jung scrisse “pensare è difficile, per questo la maggior parte della gente giudica”, sottolineando quanto fosse comune e naturale cadere nel giudizio.
Eppure Rosenberg, attraverso il suo metodo, ci insegna come sia possibile esprimere correttamente ciò che osserviamo senza valutazioni o giudizi, e questo è il primo punto del suo modello comunicativo.
Molti evitano di esprimere i propri bisogni e sentimenti per paura del confronto, pensando anche che esprimendo questa parte sensibile, si pongono in una posizione più vulnerabile. Ma proprio la CNV insegna che esprimere i propri bisogni in modo chiaro e rispettoso può ridurre la possibilità di conflitto, facendo diventare la connessione più profonda e provocando la voglia nell’altra persona di soddisfare volentieri le nostre richieste.
È pure vero che essere consapevoli dei propri sentimenti e bisogni non è facile e parlarne attraverso la CNV richiede un lavoro continuo su di sé per sviluppare questa consapevolezza, per aumentare il nostro vocabolario e per offrire quella parte del nostro sé all’altra persona, facilitando la comprensione e la sua empatia nei nostri confronti.
La pratica costante della CNV non solo migliora le relazioni con gli altri, ma porta anche a una profonda trasformazione personale. Aiuta a sviluppare una maggiore empatia, compassione e comprensione sia verso sé stessi che nei confronti degli altri.
Rosenberg, quando ci invita a “Comunicare con empatia”, ci fornisce degli strumenti pratici e profondi per trasformare il modo in cui comunichiamo. Attraverso la nostra decisione di usare la CNV possiamo migliorare significativamente le nostre relazioni in ogni ambito, risolvere conflitti in modo costruttivo e contribuire a creare una società migliore, nella misura in cui diventa più empatica e compassionevole.
La CNV non è una semplice forma di comunicazione, ma un modo di essere più amorevole, che può portarci a raggiungere una maggiore armonia con noi stessi e con gli altri, grazie al raggiungimento di una connessione più profonda.
Karla Lorena Castillo Rodriguez
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