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La spiritualità pratica nella comunicazione nonviolenta di Rosenberg

La Spiritualità Pratica nella Comunicazione Nonviolenta di Rosenberg

La spiritualità pratica nella comunicazione nonviolenta di Rosenberg

La comunicazione nonviolenta (CNV), attraverso l’empatia e la capacità di gioire nel donarci e ricevere dagli altri ciò che è vivo in loro, non può prescindere da una nota spirituale. Il modo di intendere la spiritualità è del tutto personale, anche se spesso segue determinati dogmi religiosi o culturali. Indipendentemente da quali siano le nostre idee, sarebbe importante essere indirizzati verso un cammino di bontà, attraverso il quale i nostri pensieri, comportamenti e azioni, anche nei confronti del prossimo, si manifestino per il massimo bene nostro e degli altri, scoprendo il piacere di rendere la vita più bella ed edificante.

La spiritualita pratica nella comunicazione nonviolenta di rosenberg
Marshall Rosenberg in Israele nel 1990, mentre spiega la Comunicazione Nonviolenta con l’ausilio di due burattini.
Fonte foto: Wikipedia

La spiritualità, anche secondo Marshall Rosenberg, ideatore della CNV, non può essere intesa soltanto come la capacità di modificare o elevare le vibrazioni dell’universo attraverso pratiche che vedono la persona in sé stessa, per esempio attraverso la meditazione, ma la spiritualità va sempre riportata nell’interazione con gli altri. Proprio alle persone spirituali viene richiesta una maggiore attivazione per costruire un mondo migliore nel quale vivere. Si tratta di capire in che modo ciascuno possa contribuire a rendere la vita dell’altro più bella e poi di apprezzare quello che in reciprocità ci viene donato. Come esseri spirituali dovremmo essere propensi a farci invadere internamente dall’amore divino, quello che Rosenberg definisce “amata energia divina”.

 

 

 

Quando queste note le mettiamo in relazione con la Comunicazione Nonviolenta, mettiamo a disposizione degli altri questa energia e allo stesso tempo cerchiamo di comprendere empaticamente l’altro, nell’intento di connettere la sua con la nostra energia divina. Quando si crea questa connessione, la comunicazione risulta un flusso positivo di energia dove entrambe le parti possono trovare nutrimento.

L’energia di amore non è implicita solo nei sentimenti ma anche nelle azioni. Seguendo Rosenberg, l’onestà e la vulnerabilità sarebbero i modi in cui noi doniamo ciò che è vivo in noi, mentre la compassione e l’empatia sarebbero le modalità con le quali riceviamo ciò che è vivo negli altri. La CNV quindi ci aiuta a connetterci con l’energia divina presente in ogni persona, superando la violenza e le difficoltà relazionali che spesso possono essere provocate da pensieri provenienti dal nostro ego condizionato.

L’amore e la connessione autentica sono due nozioni centrali nella spiritualità pratica. La CNV punta su questa connessione, che a volte viene ostacolata dalla nostra educazione, che spesso ci ha allontanato dalla nostra vera natura o dal fatto di confondere i nostri bisogni autentici con le strategie per il soddisfacimento di tali bisogni. Questa confusione può creare barriere alla comunicazione autentica e all’empatia.

Walter Wink, citato da Rosenberg, solleva un primo problema affermando che per circa 8000 anni l’educazione ha reso la violenza piacevole, distogliendoci dalla nostra vera natura che è compassionevole e questo senza altro ha provocato una disconnessione dalla nostra energia divina. In più, il nostro linguaggio può rendere difficile la connessione empatica con gli altri, allontanandoci dalla nostra vera natura. In questo caso, la CNV favorisce sia la riconciliazione con gli altri sia la guarigione di sé stessi. Il linguaggio della CNV è pensato per eliminare i giudizi e le critiche, favorendo un approccio basato sull’osservazione neutrale e sull’espressione dei bisogni e sentimenti profondi.

Più sarà alta la nostra consapevolezza, più potremo andare oltre le nostre limitazioni e riscoprire il nostro sé autentico. Superando il nostro ego sarà più semplice connetterci con ciò che è vivo in noi e negli altri; dare ascolto all’ego ci allontana dalla nostra energia divina. Deepak Chopra infatti afferma che “La spiritualità è il processo attraverso il quale ci eleviamo al di sopra dei nostri bisogni egoistici e scopriamo una realtà più ampia che ci connette tutti”. Questo evidenzia l’importanza di superare l’egoismo, perché la spiritualità non dobbiamo mai intenderla come una pratica individuale ma come un impegno tendente a migliorare le relazioni umane.

Secondo Rosenberg, per esprimere ciò che è vivo in noi, dobbiamo osservare tutto quello che fanno gli altri senza giudicare, possedere un vocabolario di sentimenti e imparare a comunicare i nostri bisogni, visto che la causa dei nostri sentimenti risiede nei nostri bisogni e non nel comportamento del prossimo. È solo in questo modo che evitiamo di far sentire in colpa le altre persone, essendo consapevoli di come i nostri sentimenti siano il risultato dei nostri bisogni, mantenendo così la responsabilità su quello che noi proviamo.

La connessione da creare non implica il fatto di essere d’accordo con l’altra persona, ma suppone solo il dono della nostra presenza, mostrandoci sinceramente interessati a ciò che è vivo in quella persona in quel momento, in modo da connetterci alla sua energia divina. Quando riusciamo a collegarci a questo livello con gli altri, mettiamo in atto un modo potente che contrasta l’idea di volersi ferire reciprocamente in qualsiasi interazione, ritornando all’autentica natura empatica degli esseri umani.

Infine, un’altra parte della pratica spirituale consiste nel rendersi consapevoli di provare gratitudine ed esprimerla: questa è una potente prova della nostra energia divina e del potere di rendere la vita meravigliosa.

La spiritualità per Rosenberg, è quella da cui si ottiene grande gioia dal contribuire alla vita attivandoci nella creazione del mondo in cui vogliamo vivere. L’idea di pensare la spiritualità in modo individualista viene superata e quindi l’espressione “spiritualità pratica” considera un vissuto, un’attivazione nel rapporto con gli altri cercando di connetterci con la nostra “amata energia divina” attraverso le connessioni tra la nostra energia e quella degli altri, per gioire nel renderci la vita reciprocamente più bella.

Connettendoci con gli altri in questa maniera, e quindi con l’energia divina al loro interno, risulta più semplice provare empatia, stabilendo le basi per l’utilizzo della comunicazione nonviolenta in modo autentico. Questo sarà così, nella misura in cui troveremo più amore all’interno del nostro cuore, perché non bisogna dimenticare il fatto che l’energia divina dovrebbe essere soltanto energia di amore.

Karla Lorena Castillo Rodriguez

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Approfondisci con questo video: “Quella volta in cui Marshall Rosenberg dormì fuori sotto la pioggia”

5 COMMENTS

  1. Ho letto con un certo interesse questo articolo, tuttavia mi pongo un interrogativo: fino a che punto il nostro ego può risultare disfunzionale?
    Personalmente ritengo più pratico un giusto equilibrio tra ego e spiritualità, pur comprendendo i benefici dell’approccio empatico, poiché non viviamo in un mondo di asceti e proprio per connettersi al prossimo sarebbe bene non decentrati troppo da sé. Spero di aver fornito uno spunto comunicativo e relazionale

    • Buongiorno Giuseppe, ti ringrazio per la lettura e per l’interesse. Quando scrivi che secondo te risulta più pratico un giusto equilibrio tra ego e spiritualità, non posso che trovarmi pienamente d’accordo con il tuo pensiero, in quanto effettivamente ogni cosa che trova un giusto equilibrio si presenta funzionale.

      L’ego invece potrebbe ritenersi disfunzionale quando è fuori misura, e questo concetto di fuori misura andrebbe, secondo il mio punto di vista, inquadrato nei limiti dell’amore proprio. Quando supera una sana autostima e arriva all’arroganza, al senso di superiorità, alla mania di controllo o, al contrario, sprofonda in una mancanza di autostima, insicurezza, paura e tutto ciò che limita la persona nella relazione con gli altri, soprattutto se derivante da disturbi di personalità o, peggio, da vere e proprie patologie mentali.

      L’ego, invece, per Rosenberg suppongo potrebbe risultare disfunzionale quando impedisce la manifestazione dei propri bisogni e quindi blocca la comprensione empatica nella comunicazione. Quando non c’è empatia non ci si può connettere nemmeno ai bisogni e ai sentimenti dell’altro e così l’energia divina presente in lui non è raggiungibile; così potremmo ipotizzare che per l’autore l’ego possa risultare disfunzionale quando ci impedisce di raggiungere questo tipo di connessione, anche se poi egli stesso, secondo me, vede nell’utilizzo della comunicazione non violenta esattamente un modo per rendere l’ego funzionale. Potremmo pensarla anche così.

  2. Excelente articulo, muy digerible, un tema totalmente nuevo para mi, gracias a ti se ha despertado una curiosidad tanto en saberes como en práctica interna. Y una interrogante sobre la aplicación de la CNV en la práctica clínica y los resultados positivos en el proceso terapéutico.

    • Muchas gracias Claudia. Es un gusto que siempre mas gente se apasione del tema cnv de Rosenberg. Sugiero la lettura de diversos articulos presentes en el blog del lic. Marco Schifilliti. Algunos pueden no hacer mension a la cnv pero tratan el mismo tema. Los encuentras como “linguaggio giraffa” o “comunicazione empatica”. Saludos.

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