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Sette Giorni Senza Rete

Sopravvivere all'Apocalisse Digitale

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Sette Giorni Senza Rete

Sette Giorni Senza Rete

Vivere una settimana senza internet è concepibile?

Faticosamente immaginiamo un’esistenza priva della rete. Tuttavia, per molti, internet è diventato un diritto inalienabile, mentre per altri rimane vulnerabile.

Per i “nativi digitali”, l’idea di un mondo senza internet è impensabile, poiché un futuro privo di web appare ormai fuori discussione. La crescente adozione di legislazioni che ampliano i diritti degli utenti sull’uso di internet ne è una conferma.

Da qui emerge la Dichiarazione dei diritti di Internet, una mozione scaturita da un’ampia consultazione pubblica. Gli utenti sostengono che un mondo avanzato presuppone cittadini tecnologicamente competenti, e che lo sviluppo individuale non può prescindere dal web.

Questo scenario era prevedibile, vista l’escalation delle vendite di smartphone, smartwatch e altri dispositivi connessi. Il mondo ha intrapreso una direzione quasi irreversibile, avvicinando sempre più gli individui al virtuale e influenzando radicalmente modelli e stili di vita.

Influencer, cookie per la profilazione aziendale, social media e reti sociali sono termini ormai radicati nel nostro linguaggio quotidiano, così come la tecnologia smart replay di Google, capace di filtrare automaticamente le email, classificarle per importanza e persino rispondere in modo semi-automatico.

Facebook, Instagram, Telegram, Twitch, YouTube sono diventati veri e propri “stati digitali”, con una popolazione che supera quella di molti paesi reali.

L’assenza di internet, anche solo per una settimana, avrebbe effetti psicologici devastanti. La rete, infatti, è l’ambiente in cui ci immergiamo quotidianamente, governato da algoritmi che ignorano le dimensioni culturali, sociali e ambientali della vita reale.

Internet non è semplicemente uno strumento, ma un mondo a sé, che ci costringe a partecipare o rimanere esclusi. Non avere accesso alla rete significa essere tagliati fuori, sia nel contesto lavorativo che in quello privato.

Disconnettersi volontariamente significa auto-escludersi dal mondo così come è strutturato oggi nella nostra società e nella nostra esperienza personale.

WhatsApp ha sostituito telegrammi e lettere, le piattaforme di streaming hanno preso il posto della TV tradizionale, i negozi online hanno rimpiazzato quelli fisici e i social media hanno sostituito le piazze come luoghi di incontro.

Il nostro modo di interagire, lavorare, divertirci, fare acquisti, trascorrere il tempo libero e persino vivere relazioni affettive e sessuali è radicalmente cambiato. I giovani hanno creato una sorta di “seconda vita” online, un mondo virtuale che include anche il gaming, dove l’obiettivo principale è socializzare e commerciare oggetti virtuali.

Cosa è reale e cosa è virtuale? Oggi questi due aspetti si intrecciano, creando connessioni talvolta oscure che richiedono ulteriori analisi.

L’assenza di internet, soprattutto tra i giovani, potrebbe generare un nuovo tipo di disturbo, il FOMO (“Fear of Missing Out”), ovvero la paura di essere esclusi.

Una settimana senza internet, quindi, potrebbe rappresentare una sorta di apocalisse per una società abituata alla connessione costante, alla ricerca di interazioni a distanza con un vasto numero di persone.

Anche i videogiochi perderebbero la loro essenza senza la possibilità di interazione tra gli utenti.

Piero Genovese

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Approfondisci con questa video spiegazione: “FOMO spiegata con disinvoltura: la paura di perdersi qualcosa”

1 COMMENT

  1. L’ analisi, qui elaborata da Piero Genovese, è innegabilmente realistica e precisa, tuttavia mi permetto di riflettere sul termine apocalisse, utilizzato per profilare un periodo di una settimana di stop delle funzionalità di internet.
    La società multimediale e quella fisica sono ormai inscindibili, come già in questo articolo si è evinto, eppure una rivelazione (questo significa apocalisse) potrebbe comunque palesarsi, all’umanità spettatrice del disagio di una settimana, ovvero che gli strumenti, per quanto funzionali e utili, sono pur sempre strumenti e crederli indispensabili o inalienabili potrebbe essere un grave errore. Per citare Silver Nervuti, personaggio controverso del mondo multimediale: comprereste un appartamento in cui c’è un bellissimo ascensore, ma non le scale?

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