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1968 Dall’incomunicabilità al cambiamento

1968 dall'incomunicabilità al cambiamento

1968 Dall’incomunicabilità al cambiamento

Il 1968 rimane impresso nella memoria collettiva come un anno di straordinario tumulto e trasformazione, un’epoca in cui un’ondata planetaria di proteste studentesche, sociali e politiche mise in discussione le fondamenta stesse del potere tradizionale. Dietro questo fermento vi era una profonda incomunicabilità tra generazioni, gruppi sociali e le istituzioni, radicata in complesse dinamiche socioculturali e geopolitiche.

Quali sono le radici sociali e psicologiche dell’incomunicabilità?

L’incomunicabilità emersa nel 1968 fu il risultato di profondi mutamenti sociali e psicologici. I fenomeni di massa, amplificati dalla diffusione dei media tradizionali, contribuirono a creare un senso collettivo di isolamento e disillusione. Alcuni dei fenomeni salienti da annoverare sono:

  • Un divario generazionale incolmabile

Il boom economico del dopoguerra accelerò il progresso tecnologico, creando una frattura tra le giovani generazioni e i loro genitori. I giovani, cresciuti nel benessere e impregnati di nuovi ideali di libertà individuale, si scontravano con i valori conservatori dei più anziani. Questa tensione culturale divenne il fulcro di un conflitto sociale profondo.

  • Alienazione e mass media

La società di massa, veicolata dai media in rapida espansione, generò un senso di alienazione. Le nuove tecnologie di comunicazione, come televisione e giornali diffusi su vasta scala, scompigliarono le narrazioni unitarie, frammentando la coesione sociale e rendendo ardua l’identificazione di un linguaggio comune.

  • Geopolitica e la spirale dell’incomunicabilità 

L’atmosfera internazionale non fece altro che esacerbare il senso di disconnessione. La “Guerra Fredda” e il pericolo omminente L’eterna tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica gettava un’ombra di paura nucleare sul mondo, alimentando il senso di precarietà e sfiducia nelle politiche globali. Le proteste contro la guerra del Vietnam”, spesso violente, riflettevano l’opposizione viscerale alle scelte dei governi.

  • La fine del colonialismo e la disillusione ideologica

Il processo di decolonizzazione, specie in Asia, Africa e America Latina, mise a nudo le contraddizioni delle potenze occidentali. I giovani, sempre più consapevoli, si opposero a politiche percepite come ipocrite e oppressive, portando a un’accresciuta critica verso il capitalismo.

  • Una risposta istituzionale tardiva e inadeguata

Il 1968 segnò l’apice della consapevolezza sociale, con movimenti che scuotevano il mondo accademico e politico. Reazioni Governative Miste I governi reagirono in modo diverso. In Francia, le proteste di maggio portarono alla crisi politica di Charles de Gaulle, mentre in Italia le università divennero roccaforti di contestazione. Negli Stati Uniti, la crescente polarizzazione sociale fu un riflesso dell’opposizione alla guerra del Vietnam.

  • La sociologia del cambiamento.

Liberi pensatori come Herbert Marcuse e Jürgen Habermas denunciarono l’alienazione di massa, evidenziando una crisi di legittimità delle istituzioni. La società dei consumi, con le sue promesse vuote, divenne un bersaglio di critica feroce.

Il 1968: culla di nuovi movimenti sociali

Fu in questo contesto che emersero movimenti che trasformarono la cultura e il pensiero contemporanei.

  • La rivoluzione studentesca da Berkeley a Parigi, gli studenti chiedevano una rivoluzione educativa. Rifiutavano un sistema che li preparava solo a servire un’economia alienante, impegnandosi in occupazioni e scioperi per ridefinire l’intero assetto sociale.
  • Il risveglio del femminismo. Le donne rifiutarono i ruoli tradizionali, rivendicando diritti e autonomia. Le disuguaglianze di genere vennero messe in discussione in un linguaggio che le istituzioni maschiliste non riuscirono a comprendere.
  • Operai e rivoluzionari in Francia, uno sciopero senza precedenti coinvolse milioni di lavoratori, ma le priorità spesso divergevano rispetto agli studenti, evidenziando l’incomunicabilità anche tra i rivoluzionari stessi.

L’eredità del 1968 e le sfide contemporanee

Il confronto tra il 1968 e oggi svela un filo rosso che collega alienazione e crisi di comunicazione.

Un paradosso moderno oggi, siamo costantemente connessi grazie alla tecnologia e il senso di solitudine è più acuto che mai. I social media hanno creato un’illusione di comunicazione, dove le interazioni sono tendenzialmente superficiali e la comunicazione è spesso confusa come competizione, amplificando di fatto il conflitto invece di  condividere con empatia.

Empatia e Linguaggio Giraffa”: la via da seguire?

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Verso un futuro di connessione autentica

Il 1968 ci ha mostrato il pericolo dell’incomunicabilità e l’urgenza di una trasformazione sociale. Oggi, l’educazione all’empatia e la consapevolezza digitale sono le chiavi per un futuro più connesso. Le tecnologie possono essere strumenti di crescita, ma solo se integrate in una cultura che valorizza l’autenticità delle relazioni umane.

Marco Schifilliti

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– Centro clinico di psicologia Buonarotti – Dott.ssa Psicoterapeuta Marzia Galimberti

 

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